DPA (Dimensional Personality Assessment) - Cos'è e a cosa serve
11 Ottobre 2019Il Dimensional Personality Assessment (DPA) fornisce un complemento integrativo al modello diagnostico categoriale dei disturbi di personalità descritti nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – Fifth Edition (DSM-5; American Psychiatric Association, 2013).
Il test non poggia su una teoria psicologica rigida di riferimento, perciò consente un’applicabilità trasversale in molteplici aree della psicologia, dalla clinica ai contesti lavorativi. Il concetto di normalità risulta variabile e in continua fase di revisione e aggiornamento, le norme sociali sono in evoluzione permanente e le differenze culturali modificano gli standard rigidi degli schemi di devianza; di conseguenza, la stessa valutazione diagnostica appare mutevole nel tempo.
Ci siamo così concentrati sul modello alternativo del DSM5 (APA, 2013; ed. it. 2014, p. 883) per i disturbi di personalità che si dimostra più adatto per la pratica clinica. Per l’elaborazione del test è stato necessario provvedere a un rigoroso esame delle sue caratteristiche psicometriche; il test, infatti, include 92 item per l’autovalutazione di alcuni elementi fondamentali di funzionamento e organizzazione della personalità, su un continuum che evidenzia livelli progressivi di compromissione. La valutazione è espressa in una scala a cinque punti che va da 1 (“Per niente d’accordo”) a 5 (“Completamente d’accordo”). Nella selezione del campione abbiamo somministrato il DPA a 210 soggetti in trattamento presso i nostri psicoterapeuti ricercatori, provenienti da varie regioni d’Italia e appartenenti all’ASPIC ARSA, l’Associazione di Ricerca Scientifica Applicata.
Inoltre, per completare la standardizzazione, il test è stato somministrato anche a 500 soggetti non clinici per un campione complessivo totale di 710 persone. Sono state effettuate diverse somministrazioni, revisioni e selezioni degli item con verifiche della bontà delle proprietà psicometriche, a sostegno della dimensionalità, dell’attendibilità e della validità convergente del test, per giungere alla sua versione finale.
L’obiettivo del DPA è di disporre di uno strumento di valutazione sistematica, che consenta di verificare e documentare l’efficacia dei trattamenti psicologici integrati e non (Giusti, Montanari e Iannazzo, 2004), focalizzati sul processo dimensionale di base, e che permetta di rilevare il grado di funzionamento della personalità e le sfaccettature di tratto adattive e disadattive (Giusti e Rapanà, 2011). Si è cercato, inoltre, di superare i confini della psicopatologia (Spalletta, 2010), considerando quattro dimensioni di indagine rispetto a un buon funzionamento psicologico, che rientrano in due aree di base essenziali.
L’Area del Sé riguarda il funzionamento del mondo interno intrapsichico e la capacità di vedere se stessi (Giusti, 2001) in modo coerente e complessivo; include sia le risorse realistiche che i limiti personali nella vita in divenire (Giusti, 2011). Comprende:
- il dominio dell’Identità, cioè storiografia narrativa personale a fondamento dell’affidabilità, della sicurezza e della fiducia in se stessi per la gestione degli impulsi, con l’effetto di possedere confini (Giusti, Pacifico e Fiume, 2013) moderatamente permeabili e in equilibrio tra l’essere e il fare;
- il dominio dell’Autodirezionalità, cioè progettualità dovuta all’immaginazione e alle tendenze creative (Giusti, CesaBianchi e Cristini, 2009), per orientarsi verso obiettivi con ottima decisionalità.
L’Area Interpersonale riguarda la capacità di adattamento assertivo e creativo dell’organismo in risposta al cambiamento e al contesto (Giusti e Rosa, 2006), nonché la capacità di mantenere stabili e gratificanti relazioni e di percepire supporto sociale. Comprende:
- il dominio dell’Empatia, cioè considerazione del punto di vista dell’altro e comprensione del suo stato d’animo (Giusti e Locatelli, 2007);
- il dominio dell’Intimità, cioè autoregolazione affettiva per il coinvolgimento profondo e ampio, che si esprime nella relazionalità e nella flessibilità di vicinanza e distanza, per la costruzione di rapporti significativi (Giusti e Bianchi, 2012; Giusti e Pitrone, 2004).
L’insieme di queste abilità promuove tutta la sfera della salute psicologica, consentendo il mantenimento di una rete di rapporti personali, l’autoefficacia nella produttività lavorativa e il possesso di una buona tolleranza alle frustrazioni e all’autogestione dello stress. Questi indicatori rilevati dal test vengono monitorati attraverso almeno due somministrazioni successive alla prima, in modo da poter anche verificare l’eventuale riduzione sintomatica, con effetti positivi e benefici sullo stile di vita, nonché sul processo e gli effetti del trattamento.
Il test è nato come uno strumento flessibile, di breve valutazione processuale, per orientare il clinico e l’utente durante il trattamento. I profili dimensionali specifici che ne risultano possono essere utilizzati in una psicodiagnosi (Giusti, Montanari e Iannazzo, 2006) e in una diagnosi evolutiva.
Il DPA è uno strumento agile e semplice da utilizzare, di facile applicazione ed elaborazione. Permette ripetute somministrazioni a partire da una valutazione predittiva iniziale (le aspettative rispetto al percorso clinico) e durante tutto il trattamento, per meglio pianificare l’attività psicoterapeutica, per gestire efficacemente tutte le fasi del processo clinico e per calibrare gli interventi per i diversi tipi di approccio metodologico, da quello breve restaurativo/psicoeducativo, a quello medio-lungo ristrutturante e riparativo, fino a quello lungo di ricostruzione della personalità.
Queste misure sono osservabili con l’utenza in trattamento, permettendo di identificare le connessioni di specifici aspetti del cambiamento del paziente. È possibile individuare altri interventi più adatti nelle singole sedute, riguardanti i conflitti interni e/o la qualità delle relazioni con altri. Sempre grazie al DPA, si può instaurare, mantenere e riparare in tempo reale l’alleanza (Muran e Barber, 2010; Safran e Muran, 2014) e la relazione terapeutica, verificando in modo costante i progressi avvenuti grazie al trattamento. Si può, inoltre, ottenere un confronto a posteriori tra lo stato precedente alla terapia e quello successivo.
Questa modalità di formulare una valutazione in itinere degli esiti, permette al clinico di seguire l’utenza in modo strategico, con il monitoraggio dell’andamento per scegliere le migliori tecniche metodologiche e per modificare eventualmente l’intervento rendendolo più conforme alle esigenze, ai bisogni e al gradimento di chi ne sta usufruendo. I diversi e ripetuti riscontri ricevuti migliorano la relazione orientandola verso un processo più collaborativo.
Oltre a valutare gli esiti finali, il test risulta utile anche in fase di successivo monitoraggio degli interventi. Il DPA è applicabile nelle maggiori psicoterapie ed è ripetibile in quanto in grado di evidenziare i cambiamenti avvenuti negli aspetti più rilevanti in ambito clinico; si basa sui più recenti sviluppi delle pratiche collaborative la cui efficacia è indicata dalle recenti ricerche scientifiche a prova di evidenza (Goodhearth, Kazdin e Sternberg, 2007; Norcross, 2012).
Pertanto, la raccolta dei dati considera i punti di forza e i limiti dell’individuo, evidenziandoli in itinere e promuovendo maggiore consapevolezza circa i problemi del paziente oltre che un miglioramento nelle competenze e abilità sociali di questo. I domini di personalità e le sfaccettature di tratto possono essere usati per descrivere le caratteristiche individuali anche di chi non ha un disturbo di personalità.
Dopo aver considerato il DPA come strumento utile per la valutazione dei processi e degli esiti nelle varie fasi della psicoterapia, è importante valutare anche il vantaggio di una destinazione del test in ambiti applicativi e in contesti diversi della consulenza. Avendolo somministrato a una popolazione non clinica, abbiamo riscontrato che il test può essere una risorsa proficua e valida nel settore dell’orientamento psicologico, in enti pubblici e privati, in ambito organizzativo per la valutazione di aspetti personologici primari, nonché come quadro integrativo delle competenze non specifiche, in termini di selezione, collocamento e/o ricollocamento lavorativo.
La semplicità di uso del DPA lo rende uno strumento complementare nel sostegno nelle relazioni di aiuto per le coppie e nella mediazione familiare. La possibilità di valutazione dei mutamenti in corso e realizzati, la condivisione dei risultati con gli utenti e la loro soddisfazione rendono questo test innovativo. Un inventario utile anche per la prevenzione contro i rischi iatrogenici, ed essendo trasversale nel suo uso, si rende proficuo nelle ricerche finalizzate a discriminare la patogenesi dalla salutogenesi (Dazzi, Lingiardi e Colli, 2006; Wampold e Imel, 2017).
Edoardo Giusti, Presidente onorario ASPIC ARSA Associazione di Ricerca Scientifica Applicata, Claudio Barbaranelli Marco Pacifico Laura Rapanà Veronica Rosa Leonarda Giannini Edoardo Giusti, Prefazione al Manuale del DPA (Dimensional Personality Assessment), 2019, Giunti Psychometrics S.r.l.
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