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Profili psicodinamici dell’autolesività non suicidaria in adolescenza: dalla dimensione intrapsichica a quella interpersonale





              vita (Lewis e Heath, 2015; Swannell, Martin, Page, Hasking   La regolazione emotiva (intesa quale capacità di regolare,
              e St John, 2014). Sebbene molti studi si siano concentrati sul   controllare o esprimere emozioni intense e pervasive come la
              contesto scolastico,  esiste  ancora  il  bisogno di  intercettare   rabbia, la noia e la tristezza, o in generale gli stati dolorosi come
              e comprendere i  comportamenti  autolesionistici  a scuola   la depressione, la colpa e la vergogna) è la funzione più riferita
              (Berger, Hasking, e Reupert, 2014; Gargiulo, 2020).   dagli autolesionisti, in particolare dagli adolescenti (Klonsky,
                 All’interno di un dibattito scientifico sulla classificazione   2007; Laye-Gindhu e Schonert-Reichl, 2005; Madge et al., 2008;
              della  condotta  autolesiva  (Plener  e  Ferget,  2015),  volto a   Nock e Prinstein, 2005). Il comportamento autolesionistico è
              distinguerla da un lato dai tentativi di suicidio e dall’altro   solitamente preceduto da emozioni negative e alto arousal,
              da  forme  generiche  di  auto  danneggiamento,  il  Manuale   mentre è seguito da sentimenti di calma e sollievo (Di Pierro
              Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali 5 ha proposto   et al., 2014; Klonsky, 2009). A tal proposito, la disregolazione
              la definizione di “Autolesività non suicidaria” (Nonsuicidal   emotiva (l’incapacità di riconoscere, accettare, controllare ed
              self-injury) quale diagnosi  psichiatrica  specifica  e non   essere consapevoli delle proprie emozioni) è stata considerata
              soltanto come sintomo o sindrome presenti in vari disturbi   quale possibile fattore di  rischio per l’autolesività non
              di personalità (APA, 2013). Tale nomenclatura ha consentito   suicidaria in adolescenza (Adrian, Zeman, Erdley, Lisa e Sim,
              di  migliorare la diagnosi  differenziale, in particolare in   2011). Quest’ultima, inoltre, è stata connessa ad uno scarso
              adolescenza, evitando stigmatizzazioni precoci che possono   uso di strategie efficaci di coping, nonché alla mancanza di
              insorgere in seguito ad una diagnosi di suicidio o disturbo   espressione e chiarezza emotive (Dicé, Maiello, Dolce e Freda,
              borderline  di  personalità  (Gargiulo et al.,  2014).  In  questo   2017; Gratz e Roemer, 2004; Martino et al., 2019). In tal senso,
              panorama, una  parte della  letteratura ha  implementato gli   parte della letteratura ha dimostrato che gli adolescenti con
              studi sull’ANS in adolescenza seguendo i criteri diagnostici   condotte autolesive  hanno difficoltà  a  mettere in  parola  la
              del DSM-5, come il numero degli episodi autolesivi messi   loro sofferenza e considerano tali condotte come un mezzo
              in atto nell’ultimo anno, al fine di  stabilire se si  trattasse   di comunicazione che consente loro di condividere emozioni
              di  autolesività  occasionale  o ripetitiva  (Madjar,  Zalsmanb,   di rabbia e angoscia, facendo percepire la loro sofferenza a
              Mordechaia e Shovalb, 2017; Manca, Cerutti e Presaghi, 2005;   coloro che li circondano (Crouch e Wright, 2004; Fortune,
              Manca, Presaghi e Cerutti, 2014; Sarno, Madeddu e Gratz,   Sinclair e Hawton, 2008; Moyer e Nelson, 2007).
              2010; Shaffer e Jacobson, 2009).                    In aggiunta, la ricerca ha indagato il ruolo delle
                 Una  delle  aree  di  ricerca  maggiormente  sviluppate   attitudini corporee negative in relazione alla disregolazione
              negli  ultimi  anni  in  merito  all’autolesionismo  superficiale   emotiva in presenza di comportamenti autolesionistici
              in  adolescenza  è  quella  delle  funzioni  (Lewis  e  Santor,   (Muehlenkamp, Bagge, Tull e Gratz, 2013). In particolare,
              2010;  Nock  e  Prinstein,  2004),  che  sono  state  differenziate   le considerazioni negative nei confronti del proprio corpo
              tra  intrapersonali  e  interpersonali  (Klonsky,  2007).  Le   (ovvero come si percepisce, ci si prende cura e si fa esperienza
              prime riguardano il cambiamento di  stati  interni  a livello   del proprio corpo) aumentano la probabilità di ferirsi nei
              individuale  (emozioni,  pensieri  e  sensazioni  fisiche),   casi di disregolazione emotiva (Muehlenkamp, 2012).
              mentre le interpersonali  sono le funzioni  che mirano a   Infatti, le valutazioni negative del proprio corpo, intese
              modificare il contesto esterno, come ad esempio la richiesta   quali l’insoddisfazione corporea o l’assenza di investimento
              di  un  maggiore  sostegno  sociale  (Turner  et  al.,  2012).  Si   emotivo  verso  di  esso,  sono  considerate  fattori  di  rischio
              registra in maggioranza il ricorso a funzioni intrapersonali,   per l’ANS tra gli studenti (Mulay, West, Wallner Samstag e
              in particolare la regolazione affettiva e l’autopunizione   Diamond, 2017). I comportamenti autolesionistici sono una
              (Gratz, 2007; Klonsky 2007; Klonsky e Glenn, 2009),   forma di attacco al corpo connessa all’odio provato verso
              mentre  le  interpersonali,  o sociali,  sono riportate  con   quest’ultimo:  l’odio,  congiuntamente  all’insoddisfazione
              minor frequenza. Tra queste, l’influenza interpersonale (ad   e  all’indifferenza,  fanno  sì  che  l’individuo  percepisca  il
              esempio, comunicare la propria angoscia agli altri) è la più   proprio corpo come un oggetto separato dal Sé, rendendolo
              riferita (Klonsky, 2007; Nock e Prinstein, 2004), seguita dalla   facile  da  ferire;  questa  dinamica  potrebbe  spiegare  la
              funzione di vendetta (Klonsky, 2007). Infine va ricordato che   tolleranza al dolore sperimentata durante gli atti autolesivi.
              si può ricorrere ad una o più funzioni contemporaneamente e   L’oggettivazione del corpo inoltre contribuisce ad alimentare
              che tale ricorso può variare nel tempo.           una  considerazione  negativa  dello  stesso,  aumentando  il



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