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1. Introduzione

modello utilizzato dallo psicoterapeuta (sia EST che non-EST). Senza abbandonare l’attuale ricerca sugli
EST, si potrebbero anche esaminare gli esiti della psicoterapia in contesti naturali con trattamenti di
durata variabile condotti da terapeuti di orientamento diverso, sia mediante le linee guida, sia con più
flessibilità, situazione più vicina a quella reale (Margison et al., 2000). Le misurazioni degli esiti, in que-
sto caso, associate a valutazioni di processo, dovrebbero tenere in considerazione non solo la riduzione
del sintomo, ma anche la qualità della vita, il funzionamento globale, le abilità sociali, la competenza
emotiva, realizzando quelle che vengono definite practices based evidence (Margison et al., 2000).

1.1.3. L’assessment in psicoterapia

Nell’APA Dictionary of Psychology (Vandenbos, 2007) per psychological assessment si intende “la rac-
colta e l’integrazione di dati per effettuare una valutazione psicologica, un processo di decisione, o rac-
comandazione; la procedura di assessment può essere condotta con singoli individui, coppie, famiglie,
gruppi e organizzazioni” (p. 751). Nel Dictionary of Mental Handicap curato da Lindsey (1989), alla voce
assessment si legge che trattasi di “una valutazione sistematica dei punti di forza, di debolezza e dei prob-
lemi di una persona al fine di individuarne le cause e per stabilire il trattamento più opportuno”.

La parola “assessment” deriva dal latino “assidere” (sedere come giudice) e anche da “assise” (sessio-
ne di giudici nei municipi). Tradotta dall’inglese, questa parola significa valutare, stimare, giudicare. Si
può anche rendere come “accertare il valore (di qualcosa), fare il bilancio (di qualcosa)” per enfatizzare
l’aspetto processuale (in termini psicologici) e non immediato della valutazione. Meazzini e Battagliese
ritengono che si debba far riferimento a “quell’insieme di informazioni che il professionista raccoglie
allo scopo principale di definire obiettivi e modalità dell’intervento e che utilizza le informazioni accer-
tate a seconda del problema emerso” (Meazzini e Battagliese, 1995, p. 47).

La raccolta dei dati nel processo di assessment clinico può essere effettuata in vari modi, come ad
esempio con le interviste cliniche, attraverso l’osservazione comportamentale, con i test psicologici, o
altre misure fisiologiche o psicofisiologiche (Vandenbos, 2007).

In psicologia clinica e in psicoterapia l’accento dato all’assessment è più spostato sul rapporto indi-
viduale clinico-paziente; si parla infatti di personality assessment per indicare principalmente un processo
informale di acquisizione di conoscenza, un tipo particolare di attività scientifica e professionale, carat-
terizzata dall’utilizzo delle metodiche di analisi e misurazione della personalità (Holt, 1977). In altre pa-
role, nella valutazione individuale, l’assessment costituisce un processo di valutazione, documentazione
delle competenze e del potenziale del cliente.

L’assessment psicologico in certi casi può rappresentare il primo passo di un sostegno psicologico, in
altri un momento di elaborazione dell’opportunità o meno di un trattamento psicoterapeutico (Sanavio
e Sica, 1999) e, in altri ancora, un modo per il paziente di comprendere la natura dei problemi e di farvi
fronte; infatti, in alcune circostanze, la procedura di assessment può avere di per sé una valenza terapeu-
tica (Fischer, 1994; Finn, 2007).

È questo l’approccio del Therapeutic Assessment (TA) concepito da Finn (2007), che rappresenta un
nuovo paradigma di assessment dove i test psicologici hanno un ruolo fondamentale nell’intervento psico-
terapeutico breve. Secondo Finn (2007) il TA sembra funzionare producendo cambiamenti nelle storie dei
clienti circa la visione di loro stessi e del mondo (Finn, 2007). Infatti, il ruolo del professionista che conduce
una procedura di valutazione è quello di porsi empaticamente nei confronti del disagio e dei problemi di
vita riportati dal cliente, per poi aiutarlo a sviluppare una maggiore consapevolezza dei suoi problemi (Finn
e Tonsager, 1997). Ad esempio, un cliente che crede di essere pigro perché ha perso la sua motivazione
oppure ha difficoltà a portare a termine le cose, può apprendere attraverso l’assessment di essere un po’
depresso. Questa nuova rappresentazione di sé non è solo più accurata, ma può portare a individuare con
maggior concretezza quegli obiettivi e quei passi che il paziente può intraprendere per attribuire e com-
prendere la sua mancanza di passione o di motivazione. Alcuni studi confermano che l’approccio del TA
può portare a una riduzione della sintomatologia, a un aumento dell’autostima e della speranza, e a una
migliore alleanza terapeutica (Ackerman, Hilsenroth, Baity e Blagys, 2000; Newman e Greenway, 1997).

In quest’ottica, gli strumenti di misura si configurano come parte fondante del trattamento. È im-
portante sottolineare che il loro utilizzo deve essere fatto nel massimo rispetto del cliente e con la mas-
sima professionalità; per ricorrere a una metafora, si potrebbe pensare a un bisturi nelle mani di un
chirurgo. Quindi, strumenti specifici per il trattamento devono essere integrati nel lavoro clinico con la
massima accuratezza per agevolare l’andamento del processo terapeutico, la programmazione e la valu-
tazione dell’intervento.

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