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1. Introduzione

1.1. L’uso dei test nella valutazione dei trattamenti

1.1.1. La valutazione empirica in psicoterapia: la ricerca sull’esito e sul processo

L’importanza attribuita alla ricerca empirica in psicoterapia, che ha permesso di dimostrare che la psi-
coterapia è più efficace del placebo (Lambert, 2004; Orlinsky, Grawe e Parks, 1994; Roth e Fonagy, 1996), è
testimoniata dal proliferare degli studi e delle riflessioni teoriche in questo settore, anche in Italia (Albasi,
2007; Caretti et al., 2011; Castelnuovo, Faccio, Molinari, Nardone e Salvini, 2005; Cionini, 1999; Dazzi et
al., 1998; De Coro e Andreassi, 2004; Del Corno e Lang, 2005; Dèttore, 2010; Dimaggio e Semerari, 2003; Di
Nuovo e Lo Verso, 2005; Faravelli, 2004; Fava et al., 2009; Fava, Rafanelli, Tomba, Ruini e Grandi, 2011;
Fossati e Borroni, 2008; Freni, Azzone, Barraccetti, Verga e Vigano, 2000; Giusti, Montanari e Iannazzo,
2000; Guazzelli, Palagini, Giuntoli e Petrini, 2000; Imbasciati, 2006; Lingiardi, Filippucci e Baiocco, 2005;
Lingiardi, Shedler e Gazzillo, 2006; Liotti e Gilbert, 2011; Liotti, Mollon e Miti, 2005; Lis, Zennaro e Mazze-
schi, 2001; Lo Coco, Prestano e Lo Verso, 2008; Mancini e Gangemi; 2003; Nicolò, Carcione, Semerari
e Dimaggio, 2007; Ricca, Mannucci, Zucchi, Rotella e Faravelli, 2000; Rossi Monti, 2005; Sassaroli e
Ruggiero, 2005; Semerari, Carcione, Dimaggio, Nicolò e Procacci, 2007; Sica, Steketee, Ghisi, Rocco
Chiri e Franceschini, 2007; Sirigatti e Casale, 2005; Sirigatti, Casale e Giangrasso, 2008; Stanghellini e
Rossi Monti, 2009; Tallandini e Caudek, 2010; Trombini e Trombini, 2007; Vigorelli et al., 2004).

La ricerca in psicoterapia viene di solito suddivisa in due campi principali: la ricerca sull’esito (risul-
tato del trattamento) – che mira alla comparazione dell’efficacia relativa di interventi psicoterapeutici
– e quella sul processo – che cerca di individuare specifiche fasi e dinamiche di cambiamento. La ricerca
sull’esito, in particolare, cerca di stabilire l’efficacia della terapia mediante un confronto a posteriori tra
lo stato precedente la terapia e quello successivo, in termini di differenze nei dati forniti da appositi stru-
menti standardizzati. Storicamente la ricerca sull’esito ha caratterizzato soprattutto il periodo tra gli anni
Cinquanta e Settanta del secolo scorso, dopo che Eysenck (1952) aveva introdotto il tema delle guari-
gioni spontanee con la sua celebre provocazione sull’inefficacia delle psicoterapie. In realtà, la questione
era già stata accennata nel 1937 da Landis, e ancor prima da Rosenzweig (1936), con un’osservazione
riguardante i fattori comuni in psicoterapia – solitamente attribuita a Luborsky – sollevata mediante la
metafora del “verdetto di Dodo”: tutti hanno vinto e tutti meritano un premio.

Negli anni Settanta importanti questioni economiche si sono intrecciate con l’esercizio della psicote-
rapia; gradualmente dubbi e diffidenze si sono attenuati e, “al giorno d’oggi, per ricorrere alla psicoterapia
non occorre più essere o molto ricchi o molto pazzi” (Sirigatti, 2004). Con l’avvento della meta-analisi
di Smith e Glass (1977) e di Smith, Glass e Miller (1980) si sono ottenute infatti informazioni sempre più
convincenti circa i positivi e consistenti effetti delle psicoterapie; l’empasse legato al paradosso di equiva-
lenza ha evidenziato il ruolo dei fattori “aspecifici” nella terapia (Parloff, 1985), inaugurando una nuova
fase della ricerca psicoterapeutica (Kächele, 1992; Shapiro, 1990; Wallerstein, 2002). È apparso evidente
che le ricerche sull’esito non erano sufficienti per comprendere il funzionamento delle psicoterapie e che
era necessario rivolgersi allo studio del processo.

Storicamente la process research è andata di pari passo con il lavoro ventennale della Menninger
Foundation (Wallerstein, 1986) sulle dinamiche del cambiamento. La ricerca sui processi è infatti finaliz-

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